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Leggere le e-mail del coniuge è reato?

leggere le e-mail del coniuge è reato
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Leggere le e-mail del coniuge è reato?

Se la moglie legge le e-mail del marito può configurarsi un vero e proprio reato, al concorrere di determinati requisiti.

Vediamo insieme un caso concreto.

Il codice penale italiano punisce, all’art. 616 “(1) Chiunque prende cognizione del contenuto di una corrispondenza chiusa, a lui non diretta, ovvero sottrae o distrae, al fine di prenderne o di farne da altri prender cognizione, una corrispondenza chiusa o aperta, a lui non diretta, ovvero, in tutto o in parte, la distrugge o sopprime, è punito, se il fatto non è preveduto come reato da altra disposizione di legge, con la reclusione fino a un anno o con la multa da trenta euro a cinquecentosedici euro;

(2) Se il colpevole, senza giusta causa, rivela, in tutto o in parte, il contenuto della corrispondenza, è punito, se dal fatto deriva nocumento ed il fatto medesimo non costituisce un più grave reato, con la reclusione fino a tre anni.

(3) Il delitto è punibile a querela della persona offesa.

(4) Agli effetti delle disposizioni di questa sezione, per ‘corrispondenza’ s’intende quella epistolare, telegrafica o telefonica, informatica o telematica ovvero effettuata con ogni altra forma di comunicazione a distanza

La tutela della corrispondenza – prevista anche a livello Costituzionale – è diretta a tutelare la libertà individuale della persona garantendo la confidenzialità e la riservatezza della corrispondenza stessa. Già nel tenore letterale della norma, il Legislatore ci avvisa e informa quale debba essere la nozione di corrispondenza.

In questo mondo sempre più digitale, dove l’utilizzo della e-mail (dall’inglese Eletronic Mail=posta elettronica), il Legislatore equipara l’e-mail alla posta più tradizionale, con tutte le conseguenze del caso.

Ciò significa che “prendere cognizione del contenuto di una e-mail” di una terza persona integra il reato di Violazione di Corrispondenza.

È quanto è successo a una donna che ha subito una condanna per aver letto le e-mail dell’ex marito.

Nello specifico la donna durante il processo di primo grado aveva spiegato che era riuscita ad avere accesso casella di posta elettronica del marito sfruttando i precedenti accessi effettuati dallo stesso sul suo computer. L’imputata aveva infatti installato un programma che memorizzava le password una volta inserita, così da non doverle reinserire in un successivo accesso. Questo programma aveva quindi consentito di memorizzare sul computer dell’imputata la password di accesso alla casella di posta elettronica dell’ex marito.

La donna aveva poi adoperato le mail lette nel giudizio di separazione senza immaginare che questo utilizzo le avrebbe causato una condanna penale. Non sapeva che leggere le e-mail del coniuge può essere considerato reato.

Infatti in primo grado il Tribunale di Taranto ha condannato la donna. Condanna confermata dalla Corte d’Appello di Lecce Sez. distaccata di Taranto.

Le motivazioni della Corte d’Appello si rifanno a quelle del Tribunale e affermano sostanzialmente due principi:

  • La corrispondenza informatica deve considerarsi chiusa poiché l’accesso è protetto da password. Non vi è stata nessuna condivisione di password, ma l’accesso è stato possibile solamente grazie ad una operazione automatica eseguita dal computer;
  • L’esigenza difensiva nel giudizio di separazione non integra la giusta causa richiamata dal comma 2 per escludere il reato.

Appurato che l’ex marito non aveva autorizzato l’accesso, e il salvataggio automatico della password non può considerarsi autorizzazione implicita, e che la donna ha poi sfruttato l’accesso automatico alla casella di posta per cercare e leggere le singole e-mail, la Corte d’Appello ha confermato la condanna alla pena di Euro 200,00 di multa oltre al pagamento delle spese processuali.

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