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Coppie di fatto: legge e regolamentazione

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La spinta europea verso una regolamentazione delle coppie di fatto anche a livello legislativo sta ormai pressando il legislatore italiano, il quale si trova allo stato attuale in una situazione alquanto paradossale.

Molti paesi dell’Unione Europea hanno ormai non solo riconosciuto l’importanza delle unioni tra conviventi, ma hanno dato anche pari dignità dei matrimoni civili contratti da persone dello stesso sesso rispetto a quelli contratti da persone di sesso differente; esempi in tal senso sono la Spagna o l’Inghilterra.

Proprio la Spagna, da sempre paese cattolico e fortemente credente è stata la portabandiera di tale iniziativa. Impedendo alle ottusità di prevalere sul buon senso, ha infatti garantito il diritto di sposarsi civilmente anche a persone di sesso uguale.

Il riconoscimento potrebbe anche solo darsi alle cosiddette unioni civili, che ad esempio caratterizzano l’ordinamento francese, e creano una serie di diritti e obblighi soprattutto di ordine patrimoniale.

Il punto però diventa questo: se è vero che coloro che si sottraggono al matrimonio lo fanno per una scelta che mira al non voler sottostarealle stringenti norme matrimoniali, che senso avrebbe creare ulteriori regole?

Ed un’altra domanda sorge spontanea: che senso avrebbe costituire deimatrimoni “di serie B” per conviventi dello stesso sesso, se il matrimonio civile non ha nulla a che vedere con il matrimonio religioso? Non sarebbe più giusto garantire direttamente il diritto di sposarsi anche a coppie omosessuali?

Non dimentichiamoci che l’art.9 della “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea” garantisce il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia; la formulazione di tale articolo è volontariamente ampia e consentirebbe di ottenere un riconoscimento e pari dignità a qualsivoglia unione, anche tra persone dello stesso sesso.

Fonte: coppiedifatto.it