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Costringe la moglie a lasciare la casa coniugale: condannato per estorsione

costringe la moglie ad andarsene di casa
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COSTRINGERE LA MOGLIE A LASCIARE LA CASA CONIUGALE INTEGRA IL REATO DI ESTORSIONE.

Anche se la casa è di proprietà del marito, questi non può costringere l’ex moglie ad andarsene di casa

 

In tema di separazione giudiziale seguita da un divorzio giudiziale emerge un’interessante sentenza della Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, la n.15111/2010, che tratta il reato di estorsione a danno dell’ex coniuge.

Il reato di estorsione è punito dall’art 629 del Codice Penale e prevede una condanna cinque a dieci anni di reclusione e la multa da euro 1.000 a euro 4.000 per “chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”. L’estorsione è aggravata se ricorrono le aggravanti indicate nell’ultimo comma dell’art. 628 Codice Penale.

Durante il procedimento per separazione giudiziale la casa coniugale – di proprietà del marito –  viene assegnata alla moglie. La sentenza di divorzio conferma l’assegnazione della casa coniugale alla ex moglie.

Succede però che il marito inizia a fare pressioni cercando di costringere la moglie a lasciare la casa coniugale. Le minacce sono costanti e sempre più gravi, sino a diventare vere e proprie minacce di morte alla la moglie.

La minaccia, per essere considerata penalmente rilevante, deve essere tale da influenzare la libertà di autodeterminazione della persona minacciata e deve prospettare un danno futuro se questa non pone in essere il comportamento richiesto.

L’altro elemento caratterizzante il reato di estorsione, oltre alla minaccia, è la presenza dell’ingiusto profitto per il minacciante, da cui consegue il danno per il minacciato. Va da sé che l’ingiusto profitto è evidente ed è il rientro nella disponibilità dell’ex marito della casa coniugale, affidata dalla sentenza di divorzio alla moglie.

Situazione che comporterebbe un rilevante danno all’ex moglie che abbandona, perché costretta, la casa assegnatale dal Giudice con la sentenza di divorzio.

Tutti gli elementi essenziali del reato di estorsione sono presenti ed infatti la condanna a due anni e due mesi di reclusione viene confermata in tutti e tre i gradi del procedimento nei confronti dell’uomo, che aveva costretto la moglie ad abbandonare la casa coniugale.

Come si può notare la condanna è inferiore al minimo della pena previsto, questo in virtù delle scelte processuali fatte dal difensore dell’imputato che ha richiesto il rito abbreviato che prevede uno sconto di pena in caso di condanna.

Luca B. Marsiglia
Studio Legale Marsiglia
Avvocato stabilito c/o l’Ordine degli Avvocati di Milano
Specializzazione: avvocato penalista di famiglia

20121 Milano Via Andrea Appiani n.5
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